Un venerdì mattina con il dottor Jekyll e il signor Hyde
A febbraio Giuseppe Martella ha incontrato gli studenti dell’I. C. A. Fraentzel Celli per parlare con loro di uno dei romanzi più celebri di Robert Louis Stevenson, Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde. Riceviamo e pubblichiamo con piacere, a distanza di qualche mese, il racconto da parte di Alice, Cassandra, Davide, Edoardo, Elisa, Ervin, Giulia, Lorenzo, Mishelle, Sara, Valerio (II C), Monica (II B), Linda, Sofia e Tatiana (II D).
Alice, Cassandra, Davide, Edoardo, Elisa, Ervin, Giulia, Lorenzo, Mishelle, Sara, Valerio (II C)
Un venerdì mattina di scuola, il 19 Febbraio 2016, noi e tutte le altre seconde – che, come ricorda Ervin, sono la C, la D, la A e la B- siamo andate nel teatro della Piccinini, la scuola elementare accanto alla scuola media. Qui abbiamo incontrato Giuseppe Martella, un poeta che fa parte dei Piccoli Maestri, l’associazione che va nelle scuole a leggere e raccontare alcuni libri importanti. A noi hanno portato Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr Hyde, scritto da Robert Louis Stevenson, una storia molto interessante in cui il dottor Jekyll, interessato agli studi sulla psiche umana, scopre che con una droga può trasformarsi in Hyde. Giuseppe ci ha chiesto che cosa significasse per noi leggere, se ci piaceva, e ci ha spiegato che, in un certo senso, la scrittura di una storia è un po’ come fare musica. Ha parlato anche dello specchio dello scrittore, cioè del fatto che noi leggendo, ci rispecchiamo nei pensieri di chi scrive e quando ci mettiamo a leggere attentamente, possiamo entrare così dentro alla storia che ci sentiamo i protagonisti.
Dopo aver parlato per un’ora buona, abbiamo cominciato a leggere il libro, – poteva leggere chi ne aveva voglia -, ma prima di iniziare, Giuseppe ha chiesto di stare attenti a tutto quello che ci dava fastidio durante la lettura. Ogni tanto interrompeva per spiegare le parti più complicate da capire, per esempio il contesto storico in cui era ambientata la storia e perché la bambina di cui si parla fosse così affaticata. “Mi ha molto impressionato” – dice Ervin – “la parte della storia in cui l’uomo fa cadere il bimbo di quattro anni, mi ha colpito l’insensibilità di quella “persona””.
“A me invece” – afferma Davide – “è rimasto impresso quando Giuseppe ha detto che mentre leggiamo, dobbiamo stare attenti alla punteggiatura, all’intonazione e alle parole che per noi sono difficili, dobbiamo cercare di sostituirle con parole più semplici”.
“Però la parte più divertente” – aggiungono Edoardo e Valerio – “è stata la risposta di quel ragazzo, vi ricordate: alla domanda “che cos’è un giallo”, ha risposto: “Quando qualcuno muore male””.
“Sì, ma secondo me” – continua Cassandra – “la parte dell’incontro più bella è stata proprio quando ci ha detto di soffermarci non sulle parti belle di un libro, ma su quelle che non ci piacciono, perché a volte è grazie a quelle, che capiamo parti di noi che non comprendevamo o che non ci siamo neanche resi conto di avere”.
Sara pensava che sarebbe stato un incontro noioso e invece non è stato così: “è stato interessante e avvincente e Giuseppe era molto simpatico”. “Sì, anch’io” – dice Elisa – “rifarei quest’esperienza: ho capito qualcosa in più su come bisogna leggere un libro”.
“È vero,” – dice Alice – “affrontare la tematica dell’horror in questo modo non è stato niente male. E poi è stato bello trovare tutti insieme delle risposte alle domande di Giuseppe, risposte originali e con un senso”.
“Di tutto questo incontro,” – aggiunge Mishelle – “mi è piaciuto molto il modo in cui Giuseppe ha interagito con noi, soprattutto perché ormai di questi tempi sono pochi i ragazzi ai quali piace leggere e quindi in teatro poteva esserci un 98% di persone poco interessate al discorso.
Stranamente, io, che sono una ragazza che non sopporta proprio i libri, di tutti i generi e di tutte le categorie, mi sono interessata, perché in fondo, quando ascolti una cosa e ci stai attenta, quella finisce per interessarti. Almeno a me fa questo effetto”. “Io ho ripensato – conclude Giulia – a quando ci ha detto che ogni volta che leggiamo, ci scordiamo totalmente dove ci troviamo, ed è così, ma non so il perché. A me è piaciuto questo incontro, perché comunque mi piace leggere, non tutto, ma mi piace leggere. E nonostante la mancanza di microfono e un po’ di confusione che ogni tanto facevano alcuni, Giuseppe è riuscito a farsi ascoltare. Appunto per questo mi è rimasta impressa la sua voce”.
Monica (II B)
La trama del libro l’ho trovata molto appassionante, soprattutto verso la fine. Generalmente io leggo libri moderni e non molti classici come questo, che mi è sembrato un po’ complicato dal punto di vista linguistico. A parte questo, il libro mi è piaciuto moltissimo: la descrizione dei personaggi, degli ambienti, della metamorfosi del Dr. Jekill e della netta divisione tra il bene e il male. Anche l’incontro è stato interessante, sia quando il “lettore” ha iniziato a leggere sia quando ci ha spiegato le origini di alcune parole. Il preambolo che lui ha fatto forse è stato un po’ troppo lungo e, infatti, alcuni sembravano annoiarsi, ma io ho gradito molto.
Linda (II D)
La riflessione che lo scrittore induce a fare è molto interessante. Riflettere sulle varie personalità che si nascondono dentro ognuno di noi è molto importante. Secondo me in ognuno di noi vi sono anche più di due personalità, tra cui sicuramente una negativa.
Sofia (II D)
Stevenson ci descrive la tematica del doppio in modo davvero coinvolgente. Mi piacerebbe vedere nella realtà lo sdoppiamento di una persona perché penso che sarebbe buffo, ma anche un po’ pauroso, come nella storia del Dr. Jekyll e di Mr. Hyde.
Tatiana (II D)
La storia del dottore buono e generoso che riesce a trasformarsi, in una persona cattiva e, quindi completamente diversa da lui, mi ha incuriosito molto perché la trovo un’idea geniale per un racconto.
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