Ninna nanna (per piccoli criminali)
Riprendiamo, con piacere, le proposte di lettura per gli appuntamenti futuri dei Piccoli Maestri. È il turno di Debora Ferretti che ci presenta Ninna nanna per piccoli criminali di Heather O’Neill.
Ninna nanna per piccoli criminali ridefinisce i concetti di infanzia, di casa, di prendersi cura, di paternità e maternità. In questo romanzo nulla di ciò che ha a che fare con la famiglia aderisce alla norma: un ragazzo che diventa padre a quindici anni; una madre disturbata che grava senza dignità sul figlio adolescente; una dodicenne che si barcamena tra vagabondaggi, droga e prostituzione; una madre affidataria impietosa e distratta. Qui non sono i grandi a scortare i piccoli nella crescita, qui manca del tutto la separazione tra accudito e accudente, tra chi è responsabile e chi deve imparare a esserlo. Dice bene la protagonista: «Se i miei genitori fossero stati adulti non mi avrebbero chiamata Baby». E infatti in questo racconto di emarginazione sociale e affettiva, manca la linea di demarcazione tra adulti e bambini: ognuno, grande o piccolo, compie il medesimo sforzo di sopravvivenza e rinascita quotidiana. Ecco perché non ci si schiera dalla parte di nessuno, perché sono tutti miserabili e bisognosi allo stesso modo, tutti vittime di sé, degli eventi, delle condizioni, di qualcun altro. Ninna nanna per piccoli criminali è un trattato implacabile sull’influenza dell’ambiente sociale e sulle occasioni che la vita ti toglie già in partenza. È uno scorcio sul degrado e la deviazione, sulla cattiveria e la solitudine del diventare grandi prima del tempo. Ma è anche un’invocazione a chiamarsi fuori da un’esistenza che sembra già scritta, a comandare gli eventi che ci circondano, a fare storia a parte. Una fiaba della crudeltà e della speranza.