Report dalla Tribù – Frida e Diego
Questa foto è stata scattata il 30 maggio al MAXXI, durante uno degli incontri dei Piccoli Maestri in programma per la Tribù dei Lettori. Seduti sul pavimento ci sono tanti ragazzi, intenti ad ascoltare le parole di Roberto Parpaglioni. Sullo sfondo, alcune gigantografie estrapolate dal libro di Fabian Negrin, Frida e Diego. Come è andata, ce lo racconta lo stesso Roberto.
Ho portato nove gigantografie delle illustrazioni pubblicate nel libro. Poi le ricette del “mole poblano”, del “pan de muertos”, dei “tacos”. Su questi ultimi si è accesa una breve discussione, perché un ragazzino sosteneva la tesi delle frittelle, io quella delle tortille arrotolate. Li ho fatti sorridere con il nome intero di Diego Rivera (Diego Maria de la Concepcion Juan Nepomuceno Estenislao de la Rivera y Barrientos Agosta y Rodriguez). Ho accennato alla rivoluzione messicana, citando eroi come Pancho Villa ed Emiliano Zapata. Ho raccontato che la Festa dei Morti, in Messico, è appunto una festa, gioiosa, e non una ricorrenza da celebrare nel dolore. Tutti interessatissimi, attenti, davvero dei bravi ragazzini, quelli che ogni maestro vorrebbe avere nella sua classe. Ma il bello doveva venire. Io me l’aspettavo, e per ciò avevo piazzato la notizia a metà lettura. Quando la piccola Frida Kahlo vede il piccolo Diego Rivera che bacia di nascosto la piccola Rosa Spinoza, “la migliore amica della ragazza”. Qui spiego che, probabilmente, l’autore Fabian Negrin prende spunto dal reale tradimento di Diego con la sorella di Frida, Cristina. Allora, già messi in guardia dall’inaffidabilità del pittore, i ragazzini (ma, nello specifico, sarebbe più opportuno dire “le ragazzine”) esplodono in un’autentica rivolta. Poco ci manca che si inneggi a Frida Kahlo come ad una vittima del maschilismo (sono piccoli/e, non possiedono certe parole, ma il senso è quello). Per una mia abitudine alla par condicio, rivelo che Frida, ben presto, si lascerà andare ai tradimenti pure lei. E le reazioni sono all’incirca: “Grande!”, “Ben gli sta!”, “Troppo poco!”. Insomma, un pomeriggio meraviglioso. Dopo, mi sono intrattenuto con Emilia, e anche se ci siamo detti altre cose, la mia unica intenzione era quella di ringraziarla. Quanto alle gigantografie, avrei potuto benissimo farne a meno. Loro già “vedevano” le parole, ed era sufficiente.
Roberto Parpaglioni
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