Alla rivoluzione con Huckleberry Finn!
Lo scorso 3 aprile Federica Tuzi ha parlato ai ragazzi del Bibliopoint Vallauri di Roma delle Avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain, sfidando i malauguri che lo stesso autore lanciò contro chiunque avesse voluto ragionare sulla sua opera più famosa. Sarà riuscita a vincere la malasorte? Leggiamo un po’ come è andata…
Terza liceo, Huckleberry Finn. Confesso che avevo un po’ di strizza. La maledizione di Mark Twain incombeva su di me, attuale più che mai: “Chiunque tenti di trovare uno scopo sarà perseguito, chiunque tenti di scovarvi una trama verrà fucilato”. Allora ho avuto un’idea: mi sono fatta prestare dalla mia coinquilina un cornetto d’argento con il pennacchio rosso e l’ho tirato fuori appena arrivata al Bibliopoint Vallauri. Ma come essere certi che quell’amuleto partenopeo funzionasse anche contro le maledizioni americane? Huck nel libro si pone tante volte questo dubbio, per esempio quando cerca di scacciare la sfiga del ragno girando tre volte in tondo e facendosi il segno della croce. Eppure lo sanno anche gli scemi che questa cosa qui si fa quando perdi il ferro di cavallo e non quando ammazzi un ragno, e infatti Huck non sta mica tanto tranquillo (i fatti poi gli hanno dato ragione). Si diventa un po’ superstiziosi quando si legge Huckleberry Finn. I ragazzi dicevano di no, ma poi è venuto fuori che credevano a un sacco di superstizioni: la gente che porta sfiga, l’essere fighi o sfigati, e poi la superstizione più potente: l’immagine, ovvero il vestito che fa il monaco.
E’ stato un incontro un po’ rivoluzionario. Uno di quelli in cui si parla ancora del sistema: il sistema delle credenze, il sistema sociale, l’oppressione sugli individui, l’allineamento, il benpensantismo. Era un gran piacere starmene lì a scuola ad argomentare tutte quelle teorie rivoluzionarie che avevo maturato all’età loro, quando mi stava stretto tutto, quando non sopportavo i luoghi comuni, quando venivo emarginata in quanto diversa e strana. La gran soddisfazione, però, era farlo con l’approvazione dei professori, che annuivano, intervenivano in mio favore. Insieme a me promuovevano il libero pensiero, la costruzione di uno sguardo proprio, la frontiera come casa. Rivoluzione approvata! Dismesse le bombe, si lanciano i libri!
Anche i ragazzi erano contenti, si vedeva da come intervenivano. Da Huck e quel personaggio affascinante di Mark Twain ci siamo spostati alla lettura. Mi chiedevano perché leggere rende liberi, che differenza c’è col cinema o con la musica, perché i libri sono dinamite pura. Gli piaceva sentir parlare di Dante come di uno che si è vendicato di tutti, ripensare ai personaggi dell’Inferno come gente reale in carne ed ossa che ancora adesso brucia. Uno di loro ha detto: così Dante si è vendicato di più che se li avesse ammazzati!
Insomma ci siamo divertiti un bel po’. Un ragazzo dell’ultimo anno si è fermato sulla soglia ed è rimasto ad ascoltare. Ci ha chiesto che libro era, perché in classe sua i Piccoli Maestri non sono ancora arrivati. Diceva: dovremmo farle tutti ste ficate.
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