Una questione di ritmo
Con la riapertura delle scuole, riparte ufficialmente l’attività dei Piccoli Maestri. Molti docenti, da ogni parte d’Italia, ci stanno scrivendo per chiedere informazioni, per organizzare degli incontri. In tanti dicono di aver scoperto il nostro progetto grazie all’articolo di Elena Stancanelli, apparso il 13 agosto sul quotidiano Repubblica. E allora abbiamo deciso di pubblicarlo per intero qui, anche soltanto per provare a raccontare a chi ancora non ci conosce, cosa facciamo, come lo facciamo. Buona lettura e a presto.
Mio figlio non sa leggere è il titolo di un libro di Ugo Pirro, noto come sceneggiatore di capolavori: uno per tutti, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto. Il figlio di Pirro, protagonista di questo bellissimo diario, non sa leggere perché dislessico. Non sapeva leggere, fin quando il padre, con ostinazione e la competenza data dal mestiere e rara in quell’epoca, non inventa un metodo per insegnarglielo. Siamo negli anni Settanta, e in Italia ancora non si sapeva quasi niente di questa strana malattia, che è quasi un dono, un talento, per come costringe chi ne soffre a interpretare le parole, e quindi il mondo, dandone una versione diversa, fascinosa. Il segreto per imparare a leggere, spiega Pirro, sta tutto nel ritmo. Mio figlio non sa leggere è stato un libro molto importante per me, per tanti motivi. Chi non sa leggere non sa neanche scrivere, ma non saper scrivere non è umiliante, non è un marchio di ignoranza come non saper leggere.
Non saper scrivere, nella comune accezione, significa non avere un bello stile, non saper inventare storie, non riuscire a dire in poche frasi quello che si dovrebbe, inciampare in lungaggini, stereotipi, tecnicismi inutili. Ma tutte queste persone, che non sanno scrivere, sanno leggere. Chi non sa leggere, che sia dislessico o che non abbia avuto abbastanza esperienza per acquisire disinvoltura, sa pronunciare ad alta voce le parole, le frasi, intere pagine. Ma non ha idea di cosa ci sia scritto davvero. È come se gli articoli di giornale, o i libri, fossero in una lingua straniera, della quale conoscono solo la pronuncia. Molta gente non ha mai letto un libro, e non è mai entrata in una libreria. Alcuni di loro non amano la letteratura. Tutti gli altri, quasi tutti, non riescono a leggere. Semplicemente: non lo sanno fare.
Qualche anno fa, insieme ad alcuni amici scrittori, ho fondato un’associazione che si chiama Piccoli Maestri. La chiamiamo scuola di lettura, ma di fatto è un gioco, anche per noi. Siamo tutti volontari e la nostra forza, quella che ci tiene insieme ormai da un bel po’ senza che ci guadagniamo niente, è che ci divertiamo. Facile: è come chiedere a un calciatore di mostrare come si fa un palleggio. Ci riesce, gli piace e si diverte a farlo.A noi piace leggere, ovvio, e raccontare storie. Andiamo nelle scuole pubbliche, dalle elementari alle superiori, a leggere. Ognuno di noi ha scelto alcuni romanzi che ama, che ha voglia di raccontare, che pensa possano far venire voglia di leggerne altri, e li racconta. Rigorosamente non i nostri, anche se siamo tutti scrittori e scrittrici. Ci mettiamo in piedi davanti a una classe che non ci conosce e raccontiamo, e leggiamo, Il grande Gatsby, L’isola di Arturo, Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, Il vecchio e il mare, Il Maestro e Margherita …
Non abbiamo un metodo, o meglio, nelle nostre prime riunioni abbiamo scelto di non imporci un metodo comune. Il parametro doveva essere il piacere, e il divertimento. Non siamo insegnanti, non vogliamo sostituirci a nessuno: siamo persone che amano i libri e non crediamo al fatto che, tutta quella gente che non legge, abbia provato e riprovato prima di arrendersi. Non ci crediamo che se qualcuno legge a 13 anni Il richiamo della foresta poi dopo pensa che i romanzi non gli interessano, che sono noiosi e inutili. Pensiamo, piuttosto, che alcuni siano più sfortunati e non gli sia capitato.I ragazzi e le ragazze amano le storie, spesso basta soltanto fargliene leggere alcune, belle. La nostra scuola non ha una sede, siamo noi che ci spostiamo. Gli insegnanti ci cercano, attraverso il sito, e noi organizziamo gli incontri nelle scuole. La formula di Piccoli Maestri è volutamente molto semplice, perché possa funzionare senza troppa fatica, perché chiunque possa unirsi a noi in qualsiasi momento. Ci sono “sedi” di Piccoli Maestri a Roma, Torino, Benevento, e da poco anche a Venezia, grazie al lavoro di Tiziano Scarpa. Imparare a leggere è semplice: è solo una questione di ritmo.
Elena Stancanelli
Come la buona letteratura, è tutta questione di ritmo.
La ringrazio Federico, ho già parlato con la dirigente per informarla dell’attività da svolgere presso l’istituzione scolastica dove insegno preparerò al più presto un progetto con finalità e obiettivi del percorso che intendiamo svolgere, per cortesia però le chiedo di specificare quale potrebbe essere il compenso. la ringrazio annalisa
Salve Annalisa, approfitto della sua domanda per rispondere in maniera abbastanza generale a futuri quesiti simili. Gli incontri dei Piccoli Maestri sono gratuiti; gli scrittori coinvolti dedicano gratuitamente il proprio tempo libero all’iniziativa. Semmai siamo costretti a chiedere un rimborso spese qualora sia necessario, per raggiungere la scuola in cui siamo stati invitati, acquistare un biglietto del treno o del pullman o comunque fare uso di automobile, ecc. In ogni caso, non si tratta di un compenso, ma di un rimborso per le spese affrontare, anche per ringraziare gli scrittori della disponibilità mostrata nel dedicarsi al progetto. Per qualsiasi altra domanda o chiarimento, l’indirizzo per le info è a vostra disposizione: piccolimaestri.info@gmail.com
Buona giornata e a presto!