Città (In)visibili
Nel mese di maggio, Melania Petriello ha incontrato gli studenti dell’istituto alberghiero Le streghe di Benevento. Insieme hanno parlato di Calvino e, come sempre, si sono lasciati andare al piacere della lettura. Ringraziamo Melania per averci regalato il racconto di questa giornata.
Più che al cuore, l’essenziale è visibile a chi crede nelle favole. Quelle così reali da essere il filtro giusto per interpretare linee interrotte e memorie costruibili. Capita così con Italo Calvino. Le città Invisibili sospendono il tempo delle accelerazioni e inchiodano i ragazzi al conto amaro della forza immaginifica. Ho chiesto loro di procedere in punta di piedi nel “poema d’amore”in cui è d’obbligo perdersi. Per poi ritrovarsi nel terreno del possibile, almeno del verosimile. Nelle scuole, Calvino entra solo di sguincio. Merita tempo, perché tempo chiede il suo procedere oltre il Novecento, strizzare l’occhio al mondo fiabesco del sempre, tendere la mano alla prospettiva.
I “miei” ragazzi, “miei” grazie al potere gravitazionale de Le città Invisibili, ci hanno regalato il miracolo dello stupore. Hanno avuto voglia di lasciarsi condurre, di scoprire quanto labile sia il confine tra esistente e immaginabile, di come incredibile possa rivelarsi la metafora del potere e il dramma della bellezza perfetta. Hanno scelto, perché l’attenzione si sceglie, di mettersi in proiezione, di scoprire la penna di un Calvino sconosciuto, di concedere alle mie parole il privilegio della cura. E hanno raggiunto vette inaspettate.
Arriva qualche scettico, pochissimi annoiati, i più curiosi e ne escono – tutti – centrifugati di buone domande. Il libro squarcia il velo di Maya. Parlano di come Fontamara (!) possa diventare il libro del cuore, chiedono di quando la sessualità si mette al servizio della narrativa, mi iniziano a un mondo fatto di periferie sentimentali e concentriche, supplicano di aiutarli a cercare il vero Pasolini. Grazie ai ragazzi del Liceo Artistico di Benevento, del Liceo Scientifico di Foglianise e dell’Istituto Alberghiero di Benevento (e alle loro illuminate docenti), e sotto la spinta empatica di Anna Lisa De Mercurio, mi sono rinnamorata di Calvino.
Forse è questa la scuola “giusta”: una carreggiata a doppio senso, una manciata di libri in tasca, un bel motivo per dire di crederci, prima di svoltare l’angolo. A qualcuno sarà scivolato addosso, a molti altri si è piantata dentro una spina, a parecchi è rimasta dilatata la pupilla. Se son fiori moriranno, ma dopo aver visto la più bella delle primavere. Le Città Invisibili tornano a fiorire. Anzi, hanno lasciato noi nell’inverno mentre se la ridevano di gusto.
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