Siamo tutti maestri poliglotti e invisibili
Maria Grazia Calandrone ci racconta la sua esperienza da Matemù con i Piccoli Maestri. Ringraziamo, come sempre, Rino Bianchi per il supporto fotografico. A breve pubblicheremo il calendario con il prossimo ciclo di incontri. Buona lettura e buon anno.
È andata che abbiamo cominciato a parlare del motivo della poesia. Il centro del mio discorso voleva essere la parola di Celan sulla Shoah, la sua splendida rosa di nessuno, dimostrazione di come fiorisca il fiore della parola anche sul più sistematico tra i massacri e oltre l’evidenza dell’assenza di Dio, perché un poeta grande come Celan, lì dove manca Dio, istituisce la disperata religione della Parola. Avevo portato con me anche l’occhio senza riparo dal Galateo in bosco di Zanzotto, che fissa il punto dove le macerie di guerra toccano la zolla verde dei suoi boschi e fanno ancora sangue – e avevo i Versi livornesi di Caproni che, grazie all’energia propulsiva delle parole, poté osare il fidanzamento mitico con la sua mamma ragazza che tacchettava nell’alba per le vie di Livorno.
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